“Le recenti dichiarazioni di Antonio Naddeo, Presidente Aran, sulle percentuali dei rinnovi contrattuali del CCNL dei lavoratori pubblici degli ultimi anni si scontrano, purtroppo, con la realtà: siamo tra gli ultimissimi posti in Europa a livello di stipendi medi pubblici, aumentano in maniera esponenziale dimissioni volontarie e emigrazione dalle funzioni locali verso altri comparti pubblici e settori privati e dalla sanità verso l’estero” Così Rita Longobardi, Segretaria generale Uil-Fpl.
“Se vogliamo essere estremamente puntigliosi, ecco le percentuali di differenza tra l’IPCA e gli aumenti contrattuali proposti dal 2016 al 2024.
- 6,6%(anno 2022) + 6,9% (anno 2023) + 1,9% (previsionale anno 2024) = 15,4% aumento IPCA triennio 2022/2024 a fronte di un 6% di aumento proposto.
- 0,8% (2019) + 0,7% (anno 2020) + 0,7% (anno 2021) = 2,2% aumento IPCA per il triennio 2019/2021 a fronte di un rinnovo del 4,38%
- 0,1% (2016), 0,9% (2017), 0,8% (2018)= 1,8% aumento IPCA triennio 2016/2018 a fronte di un rinnovo del 3,48%
“Per cui a fronte di un’IPCA cumulata 2016-2024 pari al 19.4% e rinnovi contrattuali al 13,86% per lo stesso periodo, rimane una differenza del 5,54% non retribuita e corrispondente alla perdita di potere d’acquisto negli ultimi 8 anni” prosegue Longobardi, che conclude “questa è un’analisi più oggettiva, sulla base di reali aumenti erga omnes, e non sulla base di aumenti medi legati ad indennità specifiche che, tra l’altro, non riguardano l’intera platea dei dipendenti pubblici”.